Il secondo problema, quello della fondatezza delle notizie, sarà invece un vostro problema, se deciderete di fare davvero questo mestiere. La verifica della fonte dovrebbe essere inscritta nel dna di ogni giornalista e pretesa da tutti i giornali, a tutela del corretto rapporto con i lettori. Non sempre è così però. Molto spesso, specie per i giornali nazionali, verificare una fonte è difficile. Se l’agenzia Reuters scrive alle sette di sera che nella Costa D’Avorio un terremoto ha provocato cinquemila morti, per il redattore di un quotidiano milanese sarà difficile – vista la lontananza e i tempi ristretti – trovare riscontri da fonti proprie. Il poveretto dovrà fidarsi della Reuters, che d’altra parte, essendo una delle più importanti agenzie mondiali, è considerata fonte attendibile salvo controprova. Può d’altra parte fare delle verifiche, magari consultando su Twitter le dichiarazioni ufficiali del governo, o i tweet di qualche giornalista corrispondente, oppure monitorare il flusso delle notizie che arriva direttamente dagli utenti, tenendo sempre a mente di verificarne per quanto possibile l’attendibilità.
Le agenzie e le testate giornalistiche che operano su internet hanno decisamente puntato, salvo qualche rara eccezione, più sulla velocità che sull’attendibilità. La verifica di una notizia, per non dire l’approfondimento, il ricorso a fonti autonome, è generalmente considerato una perdita di tempo, o è comunque difficile da mettere in pratica per chi siede ai desk delle moderne redazioni, subissati come sono dalle notizie e dal confronto continuo con la concorrenza. Alcuni criticano molto questo aspetto, tanto da dipingere la moderna generazione di giornalisti come velocissimi a raccontare cosa succede senza essere tenuti a capirlo.